Due “realtà” si incontrano in Parsi del filmmaker Eduardo Williams e del poeta Mariano Blatt: le immagini e il testo poetico, un lungo elenco di ciò che sembra (parece) – marzo, Natale, una menzogna , una passione sbagliata - ma non è: No es, il titolo del poema potenzialmente infinito scritto da Blatt accumulando suggestioni, ricordi, emozioni e immagini, che dialogano con quelle sullo schermo. La camera, una go-pro affidata direttamente ai protagonisti che fanno parte della comunità trans e queer di Bissau – parsi è la traduzione di parece nella lingua creola locale - è in continuo movimento: passa di mano in mano in un flusso senza sosta di diverse prospettive e sguardi su ciò che la circonda, rivolta verso chi la tiene in mano o invece verso l'esterno, portata in macchina, sui pattini, gettata nell'oceano. Nel ritmo ipnotico di questo flusso di immagini e parole Williams e Blatt sperimentano un nuovo modo di guardare il mondo.