L’incontro/scontro tra corpi, la ricerca del piacere, la spinta ad uscire fuori da sé sono al centro di The Pornographer. Senza mai mostrare i volti dei partecipanti e delle partecipanti al raduno erotico, i fisici inquadrati da vicino esistono autonomamente, acquisiscono nuove funzioni.
Il filosofo Byung-Chul Han sostiene che la bellezza sta scomparendo dal mondo perché l’abbiamo ridotta a luogo della pulizia, dell’ordine e del decoro, una fonte di passeggero stupore, mentre il bello per essere tale dovrebbe contenere in sé conflitti e ferite, eros e tragedia. Ecco che allora questi corpi sporchi, dalla sessualità fluida, sembrano in fondo lottare disperatamente per ritrovare quella complessità perduta, le loro voci si fanno lamenti animali che provengono dalle viscere e non da una levigata superficie.
Il film nasce all'interno della scena postporno berlinese grazie alla collaborazione con la regista Emy Fem, sexworker e attivista trans femminista, è girato infatti sul set della sua ultima creazione, Oily Fingers.
Beatrice Favaretto (Venezia, 1992), si laurea nel 2015 presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 2018 ottiene una laurea specialistica in Nuove Tecnologie per l’arte - Cinema e Video Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Nel 2021 è tra i finalisti della prima edizione della Biennale College Arte e Borsista presso Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Nel 2020 ha vinto con The Pornographer il Premio Artists’ Film Italia Recovery Fund promosso dallo Schermo Dell’Arte; l’opera entrerà a far parte della collezione della Gamec di Bergamo.È stata finalista al Ducato Prize 2020 e borsista a Castro Projects a Roma. Tra le mostre recenti: 2021, ArtCity Bologna 2021, Cassero Lgtbi+, Bologna (2021); PRIME TIME, presso Fondazione smART, Roma; Indistinti Confini, Cinema Giorgione, Venezia (2019).