Italia, Francia, 2024
Sulla terra leggeri si apre con qualche riga da Julian Barnes: “Siamo creature destinate al piano orizzontale, a vivere coi piedi per terra, eppure – e perciò – aspiriamo a elevarci”. E la dimensione letteraria, non solo per il rimando all’autore e al suo Livelli di vita (Einaudi), attraversa l'opera prima di Sara Fgaier. Una storia d'amore e di vite sospese, dolori inaccettabili e improvvise consapevolezze verso una rinascita, nuovi inizi che saranno forse anche un diverso mondo, e che nello sguardo dell'autrice si fanno materia di cinema. Un uomo, professore di etnomusicologia, all’improvviso perde la memoria. Non riconosce nessuno, neppure la figlia Miriam e il nipotino. E chi è quella gente davanti a una bara che lo abbraccia? È da questo che fugge, da quel lutto che non può nemmeno nominare? La perdita della moglie che è stata il suo amore di sempre, sin da una lontana notte davanti al mare, con la promessa di ritrovarsi tre mesi dopo in Tunisia che lei non aveva mantenuto.
Un volto torna, si confonde, si fa moltitudine di volti femminili senza nome. Forse le risposte che cerca sono nelle pagine di vecchi diari rimaste però bianche, fra le parole di un ragazzo che gli continuano a dire di una ragazza amata, perduta, ritrovata. Dove cercano di portarlo quelle esperienze altrui? Di sé l’uomo non sa nulla, lui stesso è una pagina bianca, ciò che è accaduto fin lì ha una forma vaga; c’è senz’altro qualcosa che gli appartiene, ma come ritrovarne il senso intero?
Il mare è invece un colore luminoso e una promessa. Come il movimento da una parte all’altra delle rive, l’Italia e le città tunisine. Il tempo si contrae, si espande, si accartoccia; respira col cuore dolcezza, paura, lacrime. Ciò che si è e ciò che si può ancora essere, quel che si pensa perduto e che invece rimane per sempre in qualche angolo segreto; si deve solo riuscire a scoprirlo.
Esistiamo davvero senza amore? Questo assoluto in cui il protagonista per ritrovarsi deve ritrovare l’amata, e come Orfeo farla rivivere ma nella sua memoria, è il punto di partenza e la cifra formale su cui l’autrice costruisce la propria narrazione. Non si tratta di scrivere una storia d’amore ma di renderla visibile, di farla immagine prima che parola, con cui darle una voce. E la memoria si fa pian piano intima e collettiva fra gli archivi di vite anonime e insieme riconoscibili nell’esperienza di ciascuno: associazioni astratte, piccoli segni di qualche altrove. L'immaginario di un Novecento che si mescola alla vita e a una magnifica invenzione di cinema.
— Cristina Piccino
Sara Fgaier (La Spezia, 1982) è una regista, montatrice e produttrice italo-tunisina. Dopo gli studi di Storia e Critica del Cinema a Bologna, ha continuato la sua formazione cinematografica all’interno del laboratorio di regia di Marco Bellocchio di Bobbio. Nel 2012 è stata la prima italiana a ricevere il Premio Rolex per le Arti che le ha permesso di lavorare un anno a New York sotto la tutela di Walter Murch.
Nel 2014, con L’umile Italia in co-regia con Pietro Marcello, partecipa al film collettivo 9X10. Nel 2018 realizza dieci corti per Storia di un’amicizia, adattamento teatrale de L'amica geniale di Elena Ferrante, a opera di Fanny & Alexander. Gli anni (2018), ispirato al romanzo di Annie Ernaux, vince il premio del miglior cortometraggio dell'Accademia del Cinema Europeo e il Nastro d’Argento come miglior corto documentario.
Nel 2023 fonda la società di produzione indipendente Limen, dopo Avventurosa nel 2008 con Pietro Marcello. Questa collaborazione produce una serie di film di cui è montatrice e produttrice: La bocca del lupo (2009); Bella e Perduta (2015). Tra i suoi altri lavori brevi: La padrona mia (2016), videoclip per una canzone di Vinicio Capossela; L'umile Italia (2014); Arturo (2014); L’approdo (2013). Sulla terra leggeri (2024) è il suo primo lungometraggio.