CINEMA PALESTRINA
2 dicembre 2014
17.00
Francia 2000
colore e b/n, 88'
Regia
Lech Kowalski
Fotografia
Lech Kowalski, Mark Siska
Montaggio
Lech Kowalski
Suono
Paul Rimple
Produzione
Marc Andreani, Odile Allard
A Cracovia, un piccolo gruppo di punk sopravvive realizzando scarponi di cuoio. Film d'artigianato anarchico, The Boot Factory conferma l'interesse del regista per gli outsider e i reietti, ma anche la passione verso tutti coloro che si oppongono al sistema dando vita a un microcosmo resistente e in grado di autosostenersi. La prima parte in bianco e nero illustra il sogno di autonomia e rivalsa, tra colpi di martello e canzoni punk. Ma la seconda, a colori, riporta alla realtà con i protagonisti alle prese con problemi di droga e una vita difficile da gestire. Primo film di Kowalski girato in Europa e tassello iniziale della "trilogia della sopravvivenza", cui seguiranno On Hitler's Highway e East of Paradise.
"Mi interessava molto capire costa stava succedendo nei paesi dell'est dopo la caduta del muro. La Polonia, in particolare, stava venendo fuori dall'epoca comunista e mi pareva che non avesse ancora una sua identità ben precisa, come se la gente si stesse improvvisamente risvegliando, per scoprire una nuova vita. A Cracovia ho incontrato questi punk che sopravvivevano in maniera incerta, pericolosa, producendo stivali fatti a mano. Il loro modo di essere punk era particolare, connesso alla scena degli anni 70 ma anche molto diverso, con un ché di dostoevskijano, nel loro esistere, nel voler vivere in uno spazio ideale, autonomo, autosufficiente. La scelta che avevano fatto mi appassionava e per questo ho deciso di girare The Boot Factory".