SPAZIO OBERDAN
6 dicembre 2014
17.00
Francia 2002
colore, 81'
Regia
Lech Kowalski
Fotografia
Lech Kowalski
Montaggio
Lech Kowalski
Suono
XYZ/Anne-Marguerite Jacques, Pierre Azais
Produzione
Odile Allard, Blanche Guichou
Kowalski percorre la più antica autostrada europea, costruita da Hitler per facilitare l'invasione della Russia durante la Seconda guerra mondiale. Il cemento si sgretola, e ai suoi margini si aggira un'umanità derelitta e non riconciliata: prostitute bulgare e ucraine, un venditore ambulante di funghi in sedia a rotelle, un gruppo di giovani punk che trova rifugio in un bunker antinucleare sotterraneo. È il film che esplica al meglio la capacità di Kowalski di dare vita a narrazioni complesse e stratificate dando l'impressione di perdersi lungo i sentieri secondari, seguendo le piccole storie che si intrecciano alla Storia. Resistenza della memoria e pratiche di sopravvivenza all'ombra dell'Olocausto in uno dei suoi capolavori.
"L'idea è stata immediata: la prima volta che mi sono ritrovato sull'autostrada e ho saputo che era stata costruita dai tedeschi, ho capito subito che sarebbe stata materiale perfetto per un film. Non solo l'autostrada, ma l'idea che Hitler avesse deciso di costruire un'autostrada attraverso la Polonia per arrivare in Russia. Il viaggio portava allo scoperto anche una serie di rimozioni, come quelle riguardanti le deportazioni di zingari e omosessuali nei campi di concentramento, di cui si parla pochissimo. Tutto questo non poteva essere scritto in una sceneggiatura, in un testo preesistente alle riprese. Qui sta il fascino del poter lavorare con la realtà: si viaggia in essa per entrare nel mondo spirituale del cinema e lo si fa senza sapere dove si sta andando. Perché se lo si sapesse fin dall'inizio non varrebbe la pena di intraprendere il viaggio".