SPAZIO OBERDAN
21.00 - CONCORSO INTERNAZIONALE
Belgio, 2016
16mm, colore, 97'
V.O. Francese
REGIA
Boris Lehman
FOTOGRAFIA
Antoine-Marie Meert
Camille Buti
SUONO
Jacques Dapoz
Luc Rémy
MONTAGGIO
Ariane Mellet
PRODUZIONE
Dovfilm Les Films du Centaure Bandits-mages
CONTATTI
lehman.boris@gmail.com
«Bisogna fare della propria vita come si fa un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui». Così diceva D'Annunzio e così ha fatto Boris Lehman, la cui parabola filmica, pellicola dopo pellicola, in maniera sistematica, ha coinciso con la realizzazione di una vera e propria auto-cine-biografia. Artefice del proprio racconto, Lehman non può accettare che siano altri a scrivere al suo posto il capitolo conclusivo, e allora ecco che in Funérailles (De l’art de mourir) allestisce la sua morte pensandola come un cerimoniale a metà strada tra il rito ebraico, l'happening e la festa, non dimenticandosi della scelta della bara, del posto per la sepoltura e della stesura del testamento Con lui in questa finzione, tanto più vera quanto più ricostruita, il cane Cannelle, gli amici di sempre, coinvolti nelle sue regie, tutti gli oggetti raccolti nell'arco di una vita, ma soprattutto le tante bobine. E la scomparsa lascia un’immagine finale nuova: Lehman ritorna, ma stavolta il racconto della sua vita viene “diretto”.
Boris Lehman (Losanna, 1944) compie, dal 1962 al 1966, studi di cinema all’Institut National Supérieur des Arts du Spectacle (INSAS) a Bruxelles. Dal 1960 svolge l’attività di critico cinematografico per numerose testate. Dal 1965 al 1983 è animatore del Club Antonin Artaud, centro di riabilitazione per malati mentali, dove utilizza il cinema come strumento terapeutico. Ha fondato diverse associazioni di cinema quali Cinélibre, Cinédit, l’Atelier des Jeunes Cinéastes (AJC). Da quarantacinque anni realizza, produce e distribuisce tutti i suoi film in modo artigianale: circa 400 film (corti e lunghi, documentari e di finzione, saggistici, sperimentali, diaristici, autobiografici) principalmente in 8, Super8 e 16mm, sempre fuori dall’industria e da ogni standard. Un cinema di resistenza, in qualche modo, libero, moderno e vicino alla vita. Tra gli ultimi lavori ricordiamo: La dernière (s)cène 2003, Choses qui me rattachent aux êtres 2008, Histoire de mes cheveux, de la brièveté de la vie 2010, Mes Entretiens filmés (3 chapitres) 2013.