Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - FUORI FORMATO - OMAGGIO A MARK RAPPAPORT
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
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FUORI FORMATO - OMAGGIO A MARK RAPPAPORT
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I, DALIO - OR THE RULES OF THE GAME

Un attore può indossare tante maschere nel corso della sua carriera; alcune di queste possono risultare difficili da dismettere e finiscono per farsi volto, specialmente se l'attore in questione ha scelto la strada del caratterista, come fece il francese Marcel Dalio, al secolo Israel Moshe Blauschild. Come in tante altre “false autobiografie” di Rappaport, il Dalio che qui si racconta in prima persona è un costrutto fittizio, composto di esistenza biografica e scenica. 

L'ANNÉE DERNIÈRE À DACHAU

L'Année dernière à Dachau si definisce “un film su un film su un film”, offrendo una mise en abyme, una fuga di prospettive da percorrere in modo tutt'altro che rettilineo. Muovendosi come gli è consueto tra ritratti, digressioni, ipotesi e coincidenze, Rappaport percorre un labirinto di memorie cinefile più o meno sommerse fino a spalancare la rarefazione atemporale di Marienbad all'orrore storico dei campi, dedicandosi a una disamina sferzante della loro turpe spettacolarizzazione nello “Shoah-business” cinematografico.

ROCK HUDSON'S HOME MOVIES

Rock Hudson’s Home Movies è un film-collage dove la star è il “found footage”. È una storia del cinema revisionista, che riesamina i film di Hudson alla luce di quello che oggi sappiamo tutti su di lui, ovvero che era gay e che morì di AIDS. Rock è un paradosso singolare: un paradigma di mascolinità per lo schermo cinematografico che si dà il caso sia anche un omosessuale. In un certo senso, la sessualità di Hudson è la vera autrice dei suoi film, proprio come il suo non essere dichiarato lo ha reso l’icona che tutta l’America adorava. 

THE STENDHAL SYNDROME OR MY DINNER WITH TURHAN BEY

«Dove vanno a finire i primi piani se nessuno può guardarli?» Una confessione intrisa di nostalgia, erotismo e auto-ironia, in cui Rappaport parla della sua adorazione per il volto di Turhan Bey e i suoi tratti esotici, che ne fecero la star di tanto kitsch orientalista negli anni Quaranta. Omaggio all'attore di origine austriaca, una delle tante divinità hollywoodiane obliterate, e autoritratto del suo ammiratore (non fan!).

THE VANITY TABLES OF DOUGLAS SIRK

Ripercorrere il cinema di Douglas Sirk attraverso i tavoli da toeletta delle sue eroine, i cui specchi, come il cinema, dilatano lo spazio e duplicano i corpi. Se l'espressione inglese “vanity table” (con malcelata misoginia) indica questi pezzi di mobilio come ricettacoli di narcisismo, Rappaport rileva invece la varietà e l'ambivalenza di significati che assumono nella regia di Sirk, analizzando le situazioni in cui diventano un fulcro scenico e simbolico.
 

TWO FOR THE OPERA BOX

Spesso la curiosità di Rappaport scavalca il primo piano, insieme a coloro che ne godono i privilegi, e si concentra su interpreti secondari, ricostruendone le carriere carsiche. Qui il suo sguardo si spinge oltre, decisamente verso lo sfondo, per portare alla luce esistenze ancor più misconosciute: quelle degli oggetti di scena impiegati di volta in volta nelle varie produzioni, patrimonio mobiliare che i vecchi Studios conservavano oculatamente e riciclavano a seconda delle esigenze. 

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